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Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Gola via Mala: a sinistra ponte del 1739, a destra ponte del 1938 ing. Premoli

© Martin Linsi

23 settembre 2021
Cristina Zanini Barzaghi | Da un punto di vista personale

Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Invito a trasformare l’ingegneria civile in ingegneria paesaggistica: una disciplina attenta non solo alla tecnica ma anche alla storia, all’ambiente e alla società.

Proviamo ad immaginare come sarebbe la nostra vita senza case, acquedotti, gallerie, dighe, ponti, strade e canalizzazioni. Tutto ciò non esisterebbe senza l’ingegneria civile, una disciplina antica, nata ai tempi dei Romani. Il termine “civile” nasce nel Settecento in contrapposizione con l’ingegneria militare. In senso stretto, l’ingegneria civile porta perciò con sé un messaggio di pace e di civiltà. Nel corso dei secoli, con lo sviluppo di teorie scientifiche e di materiali da costruzione sempre più performanti, la professione è cambiata fortemente. L’impiego diffuso di calcestruzzo e acciaio e il calcolo strutturale con mezzi elettronici hanno trasformato la nostra attività mantenendo intatta l’essenza: la creatività nel nostro lavoro è sempre importante. Guardando un ponte o una torre, stupisce sempre la magia della forza di gravità che viene abilmente condotta nel terreno con forme e tecniche sempre differenti. La cupola di Brunelleschi a Firenze, la torre Eiffel a Parigi, i ponti di Othmar Ammann a New York, gli edifici arditi di Pier Luigi Nervi, la diga della Verzasca di Giovanni Lombardi, i ponti di Christian Menn, le strutture di Santiago Calatrava, il ponte diga di Melide di Pasquale Lucchini sono alcuni esempi di opere che colpiscono per la loro bellezza.

Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Viadotto di Sembracher, 1953, ing. Alexandre Sarasin © Martin Linsi

Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Ponte Salginatobel, 1930, ing. Robert Maillard © Benedetta Rei

Dietro a questi oggetti - che restano nel territorio per decenni - ci sono storie di persone competenti e di alta cultura. Storie che però nemmeno gli addetti ai lavori tramandano da una generazione all’altra, perché nella formazione non sono purtroppo previste molte materie umanistiche: il deficit di nozioni in “storia della costruzione”, “basi di paesaggismo” o “responsabilità sociale e ambientale” è grande. Studenti e professionisti che, come me, notano l’impatto delle trasformazioni apportate dall’ingegneria civile nel territorio chiedono da anni di rafforzare i piani di studio in tal senso. Infatti, dopo il master, non ci vuole molto tempo per capire che il nostro lavoro richiede molta responsabilità non solo tecnica, ma anche culturale e ambientale. In una conferenza nel 2014, il compianto professore d’architettura Pierre von Meiss affermava che “Non c’è dubbio: gli ingegneri civili agiscono come architetti e urbanisti senza saperlo o senza ammetterlo.” [1] È vero: spesso siamo inconsapevoli di questo importante ruolo e il tema non viene intravisto nemmeno in politica. Da anni rifletto sulla questione e sono arrivata alla conclusione che dobbiamo abbordarla in modo nuovo, trasformando l’ingegneria civile in ingegneria paesaggistica: una nuova disciplina basata su solide basi scientifiche e nel contempo attenta alla nostra storia, all’ambiente e alla società, pronta a lavorare in modo interdisciplinare e culturale a favore delle nuove generazioni. Quello che oggi si chiama ingegneria civile potrebbe rigenerarsi con una nuova offerta formativa e migliorare l’attrattività della professione in particolare presso le ragazze, sempre fortemente sottorappresentate nella professione.

[1] Pierre von Meiss, Professore emerito al Politecnico Federale di Losanna, su Archi febbraio 2014

https://www.espazium.ch/it/attualita/gli-ingegneri-sono-architetti-e-urbanisti-inconsapevoli

Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Rinaturazione Foce del Cassarate, 2014

arch. Sophie Ambroise (Officina del paesaggio) e ing. Passera e Associati © Mauro Marazzi

Ingegneria fra civiltà e paesaggio

Centrale d’esercizio FFS “Periscopio” Pollegio, 2014

Arch. Donatella Fioretti (BFM Architekten) e ing. Cristina Zanini Barzaghi (Borlini & Zanini SA) © Hélène Binet

Cristina Zanini Barzaghi

*nata nel 1964, abita a Lugano. Ha studiato ingegneria civile al Politecnico di Zurigo. Attiva da sempre nell’ingegneria strutturale, già docente alla SUPSI e contitolare dello studio Borlini & Zanini SA. L’interesse per i temi ambientali, delle pari opportunità l’hanno avvicinata alla politica. Dal 2013 è municipale della città di Lugano, dicastero immobili. Dal 2017 titolare dello studio d’ingegneria Cristina Zanini Sagl e vicepresidente della Società svizzera per l’arte dell’ingegneria.

www.ingbaukunst.ch

www.cristinazanini.ch

Cristina Zanini Barzaghi
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